lunedì 6 giugno 2011

Foundation's edge - una critica


Si sa che di solito tutti i libri, anche i più brutti ed illeggibili, diventano capolavori nelle brevi presentazioni della quarta di copertina; ed è proprio il caso del quarto capitolo della saga della fondazione: un romanzo noioso, con una trama colabrodo, personaggi bidimensionali e dialoghi scontati e didascalici, diventa "...una straordinaria avventura dell'intelligenza e della fantasia".
Non che io mi sia affidato a queste parole per decidere di acquistare il libro - Asimov era un mio idolo, quand'ero bambino; semplicemente, ero curioso di sapere come andava a finire. La saga, intendo.
Non mi facevo illusioni, sia chiaro: degli ultimi libri del 'dottore' che avevo letto, due mi avevano profondamente deluso - sto parlando del terzo capitolo della serie di Elija Biley e Daneel Oliwaw e di Nemesis. Per tornare a bomba, la differenza più vistosa di questo romanzo rispetto ai tre scritti negli anni 50, è la sua lunghezza esagerata; e l'accenno ad un possibile collegamento con la serie dei robot, spiegabile solo con il tentativo maldestro di cucinare un piatto unico, con il risultato di rendere tutto davvero indigesto, anche gli ingredienti migliori - uno degli aspetti più antipatici ,comunque, rimane la sensazione che la fondazione sia una trasposizione romanzesca degli Stati Uniti; mi spiego meglio: se Asimov si è ispirato all'impero romano nel creare il suo impero galattico, non è forse legittimo pensare che gli Stati Uniti siano il modello per la Fondazione? Destinati, come lei, a costituire un nuovo impero, il secondo...continua

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